Trilogy On The Verge iniziato nel 1999, è un progetto di Marco Papa condiviso da un crescente numero di persone, un epica avventura, che richiama l’Odissea di Omero e la Divina Commedia di Dante Alighieri per i contenuti, la grandezza e le imprese affrontate per realizzarlo.
Attraverso una serie di opere – la cui molteplicità racchiude in realtà un saldo principio di unità – l’artista ritrae l’essere umano in tensione nel viaggio verso la scoperta di se stesso, e ne testimonia il passaggio fra gli stati della conoscenza con l’utilizzo di differenti media, quali disegno, scultura, video, installazione, performance.
Oltre l’ideale della perfezione, l’ossessione del successo e la brama di notorietà, l’insaziabile desiderio di essere se stessi emerge nella “modernità liquida”, fra gli estremi della megalomania e delle pulsioni nichilistiche, del guadagno e della perdita dello status sociale, della fama e dell’oblio. Nel dualismo Immagine-io, paradigma della condizione dell’uomo contemporaneo, l’appartenenza primaria del soggetto a se stesso è ribaltata, l’io è decentrato fra identità e alterità, alla costante ricerca di un equilibrio per riconoscersi. L’individuo, nella raffigurazione del proprio io, giunge al punto di rottura della propria identità e si ritrova sospeso sull’orlo dell’esistenza, nel tentativo di ridefinire se stesso fra le infinite possibilità dell’essere.
La trilogia, impostata sulla macrostruttura del poema dantesco, si divide in tre atti – Dancing On The Verge, Fighting On The Verge e Loving On The Verge – ognuno dei quali ha come protagonista un personaggio pubblico divenuto nell’arco del tempo un’icona della civiltà occidentale contemporanea. L’inferno, il Purgatorio e il Paradiso sono attraversati rispettivamente da Gene Anthony Ray (alias Leroy Johnson), Mike Tyson (alias Iron Mike) e [una personalità ancora non svelata], che per il grande talento di cui sono stati dotati, hanno potuto ambire al raggiungimento del Paradiso terrestre.
Apparentemente distanti fra loro, i loro percorsi esistenziali sono stati poi segnati da un allontanamento dal successo e dalla fama, e dall’abbandono della posizione professionale e sociale raggiunta, per la riconquista del proprio spazio vitale. Una netta frattura che si pone come momento necessario per un’elevazione spirituale, oltre che per una trasformazione sostanziale delle loro vite.
Tuttavia l’itinerario tracciato nell’extra, l’intra e il supra nos non è unidirezionale né univoco: alla graduale verticalità dell’esperienza e delle acquisizioni del poeta nel mondo ultraterreno, si sostituisce la vertigine insita nella precarietà dell’esistenza e delle conquiste ottenute nel mondo materiale; la doppia figura dell’auctor/agens Dante si scinde in quelle dell’artista e del suo modello, che condividono un cammino fatto di simmetrie e coincidenze, di rifiuto e attrazione.
La centralità della dimensione umana ed esistenziale e la partecipazione diretta del personaggio scelto nel processo creativo implicano infatti che il contatto e l’interazione fra l’artista e il suo modello siano elementi determinanti per la creazione stessa dell’opera d’arte. La narrazione sincopata degli avvenimenti interiori e spirituali del soggetto ritratto, risponde ai meccanismi di fascinazione e mercificazione della rappresentazione mass-mediatica e li sovverte, operando, nella messa in scena del fuori scena, una mistificazione della realtà riprodotta. Il paradosso, presente fin nella stessa materia dei lavori di Marco Papa, provoca un cortocircuito nel sistema creativo circolare e avvia un metadiscorso dell’opera su se stessa.
Per l’artista il modello è la materia primaria dell’opera e ne plasma l’immagine come matrice di una serie potenzialmente infinita di altre opere, restituendo così all’“identità narrativa” raffigurata il ruolo di artefice della propria vita.
Trilogy On The Verge is a monumental ongoing art project by Marco Papa, started in 1999, which recalls the Odyssey by Homer and the Divine Comedy by Dante Alighieri because of its contents, its greatness and because of the challenges attempted by the artist and by all those who participate in the project in order to realize it.
With a series of artworks – actually brings with it a solid standard of unity – Marco Papa portrays the human being on the journey to discover himself, and testifies its transition, through states of consciousness, using different media, such as drawing, sculpture, video, installation, performance.
Beyond an ideal of perfection, the obsession for success and a craving for notoriety, an unquenchable desire to be themselves emerges in a “liquid modernity”, between the extremes of megalomania and nihilistic impulses, between gain and loss of social status, of fame and oblivion.
In the duality Image-ego, a paradigm of the contemporary man condition, the primary belonging of the subject to himself is overturned, the self is constitutively decentralized between identity and otherness, in a constant research of a balance in which he can recognize himself. The individual, in the representation of himself, comes to the breaking point of his own identity, and he finds himself hanging over his existence verge, trying to redefine himself, among the infinitive possibilities of being.
Marco Papa’s trilogy, based on the macro-structure of Dante Alighieri’s poem, is divided into three acts – Dancing On The Verge, Fighting On The Verge and Loving On The Verge – each of which has, as a protagonist, a celebrity who has become an icon of contemporary Western society. The Hell, the Purgatory and the Heaven are crossed respectively by Gene Anthony Ray (alias Leroy Johnson), Mike Tyson (alias Iron Mike), and [a not yet revealed character], who could aim to reach the Garden of Eden, because of their big talent.
Apparently far from each other, their existential pathways have been characterized by a deviation from success and fame, and by an abandonment of their reached professional and social position for the reconquest of their living space. A clear fracture that occurs as a necessary time for a spiritual elevation, as well as for a substantial transformation of their lives.
However, the itinerarium drawn in the extra, the intra and in the supra nos, is neither unidirectional, nor unique: the innate vertigo of an precarious existence, and of conquests obtained in a material world, replaces the gradual verticality of experience and the poet’s knowledge in the otherworld; the double image of an auctor/agens Dante, is divided in the two images of the artist and his model, that share a path made of symmetries and coincidences, of refusal and attraction.
The central role of the human, existential dimension, and the direct involvement of the character chosen in the creative process, mean, in fact, that the contact and the interaction between the artist and his model, are decisive elements for the very creation of the art-work. A syncopated narrative of the portraited subject’s inner and spiritual events, responds to the fascination and commercialization mechanisms of a mass-media performance, and it overturns them, mystifying a reproduced reality, in the staging of the offstage. Paradox, being fully in the matter of Marco Papas works causes a short circuit in the circular creative system, starting a meta-conversation of the work upon itself.
For the artist, the model is the primary matter of the work and he shapes the subject’s image as a matrix of a potentially infinite number of other works, thus giving back the role of architect of one’s own life to the represented “narrative identity”.